È proprio Gesù che pare insegnare a noi tutti, quanti ci prendiamo cura di assemblee liturgiche e degli spazi ove esse si radunano per «celebrare» l’amore che salva e scorre tra Dio e l’uomo, il perché di uno spazio bello e curato. Infatti, la sera in cui sarebbe stato tradito, prima che questo accadesse, egli volle fare la Pasqua con i suoi discepoli; mandò allora due di loro a preparare la sala. Era uno spazio bello, al piano superiore, ornato e con tappeti. Lì i discepoli prepararono e, quando fu l’Ora, Gesù si mise a tavola con i suoi. Parlò loro di molte cose senza parabole, svelò di essere lui la Via e la Verità e la Vita e, a Filippo, per tutti, disse che chi ha visto lui ha visto il Padre perché lui e il Padre sono Uno; infine promise il Consolatore.
Aveva lavato i piedi a Pietro e agli altri; aveva dato tutto di sé, nel segno del pane e del vino, perché avessero e gustassero già la vita eterna.
In quella sala magnifica e ornata fece il suo sacrificio, nel sacramento, cioè realmente!
Le nostre chiese sono gli spazi ove rivivere quell’Ora. Di qui scaturisce la cura che ne abbiamo e il perché poniamo fiori. Essi rimandano alla Parola e alle Scritture tutte, rimandano a valenze culturali, al fare arte con ciò che è in natura. I fiori creano un modo di abitare lo spazio e di vivere un evento; sono gratuità, fragilità, bellezza e profumo inebrianti. Proprio per la profonda valenza simbolica i fiori non possono non esserci nella nostra divina liturgia, povera e semplice ma sempre evocativa, nobile e trasfigurante.
Suor Cristina Cruciani
8Novembre 2015:
GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO
DEI FRUTTI DELLA TERRAE DEL LAVORO UMANO